sabato 31 dicembre 2016

STUPIAMOCI E STUPIAMO

In quel tempo, i pastori andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo. (Lc 2,16-21)
Finisce oggi il lungo giorno di Natale (Ottava di Natale) e la liturgia ci regala la festa di Maria, figlia e allo stesso tempo madre del suo Creatore. Su questo le parole più belle sono quelle di un ispirato Dante che, nel XXXIII e ultimo canto del Paradiso, scrisse: "Vergine Madre, figlia del tuo figlio... tu se' colei che l'umana natura nobilitasti sì, che 'l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura".
Il Vangelo, poi, ci mette di fronte le figure dei pastori che dopo aver fatto il pieno di meraviglia, di stupore, in ginocchio, davanti alla grotta di Betlemme, se ne tornano al loro lavoro dicendo a tutti, a tutti, quello che avevano udito e visto.
Nell'incontrarvi per la prima volta, vi prego principalmente di non dare mai per scontato il mistero che vi ha investito, di non perdere lo stupore di fronte al disegno di Dio, né il timore di camminare in coscienza alla sua presenza e alla presenza della Chiesa che è prima di tutto sua. In qualche parte di sé stessi bisogna conservare al riparo questo dono ricevuto, evitando che si logori, impedendo che sia reso vano. (Papa Francesco, Discorso ai nuovi vescovi nominati nel corso dell'anno, Giovedì 18 settembre 2014)
Ecco, nelle parole di Papa Francesco, l'invito che infiammò il cuore dei pastori di Betlemme, ecco l'invito che dovrebbe infiammare i nostri cuori: "Vi prego di non dare mai per scontato il mistero che vi ha investito, di non perdere lo stupore di fronte al disegno di Dio, [di] conservare questo dono ricevuto, evitando che si logori".
Preghiamo allora il Signore affinché ci dia la forza di mantenere accesa questa fiamma nel nostro cuore, in modo da poter rinnovare ogni giorno lo stupore del Natale e da poterlo, poi, annunciare a tutti quelli che incontriamo nella nostra vita.
Riconosco, o Signore, e te ne ringrazio, che hai creato in me questa tua immagine, affinché, memore, ti pensi e ti ami. Ma l'immagine è così cancellata dall'attrito dei vizi, è così offuscata dal fumo dei peccati, che non può fare ciò che dovrebbe, se Tu non la rinnovi e la riformi. Non tento, o Signore, di penetrare la tua profondità poiché in nessun modo posso metterle a pari il mio intelletto; ma desidero comprendere in qualche modo la tua verità, che il mio cuore crede ed ama. Non cerco infatti di comprendere per credere, ma credo per comprendere. Poiché credo anche questo: che "se non avrò creduto non potrò comprendere". (Sant'Anselmo d'Aosta)

sabato 24 dicembre 2016

DIO PER NOI

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell'alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama»(Lc 2,1-14)
Se durante l'Avvento ci viene annunciato il Dio-con-noi, con il Natale capiamo che quel Dio non è solo con ma anche per noi ed è sempre l'angelo a rivelarcelo: "È nato per voi". È nato per me, per te, per ogni persona. Venga accolto o no, Lui è nato per tutti, è Dio per noi. Dio squarcia la tela che lo dipingeva solo come soprannaturale e diventa vivo e vero, nella carne di quel fragile bambino, nato nella periferia di una grande città. Non nel tempio, non su un trono, ma in una mangiatoia, fra paglia, animali, freddo e fra le mani calde e forti di Maria e Giuseppe. Quel bambino, che tu lo voglia o no, che tu lo ritenga Dio o no, che ti trasmetta qualcosa o no, è nato per te. La tela è squarciata, Dio non è più invisibile, Dio adesso lo puoi toccare, è qui ed è qui per te.
"Quante volte Gesù passa nella nostra vita, e quante volte ci manda un angelo, e quante volte non ce ne rendiamo conto, perché siamo tanto presi, immersi nei nostri pensieri, nei nostri affari, da non accorgerci di Lui che passa e bussa alla porta del nostro cuore, chiedendo accoglienza, chiedendo un “sì”, come quello di Maria. Un Santo diceva: “Ho timore che il Signore passi”. Sapete perché aveva timore? Timore di non accorgersi e lasciarlo passare. Quando noi sentiamo nel nostro cuore: “Vorrei essere più buono, più buona… Sono pentito di questo che ho fatto…”. E’ proprio il Signore che bussa. Ti fa sentire questo: la voglia di essere migliore, la voglia di rimanere più vicino agli altri, a Dio. Se tu senti questo, fermati. E’ il Signore lì! E vai alla preghiera, e forse alla confessione, a pulire un po’…: questo fa bene. Ma ricordati bene: se senti questa voglia di migliorare, è Lui che bussa: non lasciarlo passare!" (Papa Francesco, Angelus, 21 dicembre 2014)
Allora preghiamo, chiediamo aiuto a Dio per capire dov'è che nasce Gesù nella nostra vita, ogni giorno, nelle piccoli cose. Chiediamo l'attenzione per accorgersi del passaggio di Gesù, chiediamo il coraggio per aprire la porta del nostro cuore a Gesù. Il nostro cuore oggi diventi una culla, una mangiatoia, faccia spazio a quel piccolo bambino, faccia spazio a Dio, Lui che ha solo un desiderio: nascere in ognuno di noi, ogni giorno e in ogni istante. Buon Natale.
"In quanto alle prove spirituali, alle quali la paterna bontà del celeste Padre ti va assoggettando, ti prego di star rassegnata e possibilmente tranquilla alle assicurazioni di chi tiene il luogo di Dio, in cui ti ama e ti desidera ogni bene e nel cui nome ti parla.
Soffri, è vero, ma rassegnata; soffri, ma non temere, perché Dio è con te e tu non l'offendi, ma l'ami; soffri, ma credi pure che Gesù stesso soffre in te e per te e con te. Gesù non ti ha abbandonata quando fuggivi da lui, molto meno ti abbandonerà adesso, ed in seguito, che vuoi amarlo. Dio tutto può rigettare in una creatura, perché tutto sa di corruzione, ma non può giammai rigettare in essa il desiderio sincero di volerlo amare. Quindi se non vuoi convincerti ed essere sicura della celeste pietà per altri motivi, devi assicurarti almeno per questo e star tranquilla e lieta". (San Pio da Pietrelcina)


domenica 18 dicembre 2016

AVVENTO 2016

Comincia un nuovo anno liturgico, comincia il tempo d'Avvento, quel tempo che ci prepara alla nascita di Gesù, all'inizio di una nuova vita. Eppure oggi il Vangelo, Gesù stesso, ci mette di fronte alla fine. Ci dice di vegliare, di essere delle sentinelle.

Continua l'Avvento, continua questo emozionante periodo di attesa, un'attesa che tutti gli anni è sempre nuova. E per rinnovare questa attesa quanto bisogno abbiamo di persone come Giovanni Battista! Uno che ha dato tutto, tutto! Ha dato la sua vita per un qualcosa che ancora non era visibile. Ha visto, con la Grazia di Dio, al di là del suo naso e con questa visione ha predisposto il mondo per il più grande cambiamento della storia dell'umanità.
"Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!" ci dice. Giovanni non guarda solo all'oggi, ma guarda al Regno dei Cieli. Ha una visione infinita del presente e questo è rivoluzionario.

Dire "sì" a Dio è difficile, fa paura, Maria stessa era "molto turbata". Può far paura per svariati motivi: perché ci sentiamo indegni; perché temiamo di non farcela; perché ci costa fatica; perché crediamo di spendere energie in qualcosa che non sappiamo nemmeno se esiste...

"Ai poveri è annunciato il Vangelo". Il tempo sembra essersi fermato a quel giorno. I poveri, i malati, i bambini, gli anziani, gli invalidi, oggi forse più di ieri, sono considerati un peso per la società. Gesù ribalta tutto e dice cose rivoluzionarie nella loro semplicità, che ancora oggi non sono state messe in pratica. Gli stessi uomini di Chiesa, noi, duriamo fatica a entrare in questa ottica. Eppure questo concetto è ripetuto spesso, è alla base del messaggio di Gesù.

Il Vangelo di oggi ci consola, ci dà forza, ci sprona a non prendere quello che accade con rassegnazione, ci dice che non siamo soli. Anche e soprattutto nei periodi più duri, Dio è con noi come lo è stato con Giuseppe, nel momento, ci immaginiamo, più difficile della sua vita. Lui, uomo "giusto" che conosceva le Scritture e che seguiva la Legge, è stato capace di ascoltare e seguire Dio, Dio prima della Legge, Dio sopra alla Legge, Dio con lui. Questo gli ha permesso di diventare padre di Dio, di sperimentare concretamente nella sua vita quel "Dio con noi".

sabato 17 dicembre 2016

DIO CON NOI

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa "Dio con noi". Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. (Mt 1,18-24)
Il Vangelo di oggi ci consola, ci dà forza, ci sprona a non prendere quello che accade con rassegnazione, ci dice che non siamo soli. Anche e soprattutto nei periodi più duri, Dio è con noi come lo è stato con Giuseppe, nel momento, ci immaginiamo, più difficile della sua vita. Lui, uomo "giusto" che conosceva le Scritture e che seguiva la Legge, è stato capace di ascoltare e seguire Dio, Dio prima della Legge, Dio sopra alla Legge, Dio con lui. Questo gli ha permesso di diventare padre di Dio, di sperimentare concretamente nella sua vita quel "Dio con noi".
"Noi siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile. Sappiamo: ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte. È papà; più ancora è madre. Non vuol farci del male; vuol farci solo del bene, a tutti. I figlioli, se per caso sono malati, hanno un titolo di più per essere amati dalla mamma. E anche noi se per caso siamo malati di cattiveria, fuori di strada, abbiamo un titolo di più per essere amati dal Signore". (Giovanni Paolo I, Angelus, Domenica 10 settembre 1978)
"Siamo oggetti di un amore intramontabile". Dio è nostro "papà" e nostra "madre". Rassicuranti e commoventi queste parole di Papa Luciani, parole che rivoluzionano il modo di rapportarsi a Dio. Parole che ci fanno venir voglia di rannicchiarsi come quando, d'inverno, abbiamo freddo, sotto le coperte, come quando da piccoli eravamo cullati dal ventre materno. Allora preghiamo, chiediamo a Dio di essere forti come Giuseppe, di essere capaci di vederlo come nostro babbo e nostra mamma, di sperimentare nella nostra vita "Dio è con noi".
"Tutte le Scritture sono state scritte per questo: perché l'uomo capisse quanto Dio lo ama e, capendolo, s'infiammasse d'amore verso di lui". (Sant'Agostino d'Ippona)

sabato 10 dicembre 2016

FACCIAMO SPAZIO

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui». (Mt 11,2-11)
"Ai poveri è annunciato il Vangelo". Il tempo sembra essersi fermato a quel giorno. I poveri, i malati, i bambini, gli anziani, gli invalidi, oggi forse più di ieri, sono considerati un peso per la società. Gesù ribalta tutto e dice cose rivoluzionarie nella loro semplicità, che ancora oggi non sono state messe in pratica. Gli stessi uomini di Chiesa, noi, duriamo fatica a entrare in questa ottica. Eppure questo concetto è ripetuto spesso, è alla base del messaggio di Gesù.
"Le dottrine fautrici di indifferentismo religioso o negatrici di Dio e dell'ordine soprannaturale, le dottrine che ignorano la Provvidenza nella storia ed esaltano sconsideratamente la persona del singolo uomo, con pericolo di sottrarlo alle responsabilità sociali, è dalla Chiesa che devono risentire la parola coraggiosa e generosa, che già fu espressa nell'importante documento Mater et Magistra, dove è riassunto il pensiero di due millenni di storia del cristianesimo. In faccia ai paesi sottosviluppati la Chiesa si presenta quale è, e vuol essere, come la Chiesa di tutti, e particolarmente la Chiesa dei poveri". (Papa Giovanni XXIII nel radiomessaggio a un mese dal Concilio Ecumenico Vaticano II, Martedì 11 settembre 1962)
Cosa mi impedisce di andare verso gli "ultimi" della terra? Perché non sono capace di assimilare, di "masticare" questo messaggio di Gesù? Questo dovremmo domandarci. Ci fa bene affrontare i nostri limiti. Preghiamo, chiediamo aiuto a Dio, per fidarci di Lui, per fidarci della "Provvidenza", per diventare noi stessi poveri, per buttare via tutto quello che di superfluo affanna i nostri cuori. Se ci facciamo poveri, se facciamo spazio, il Vangelo potrà far breccia dentro di noi. Allora quel messaggio lo sentiremo più vicino, sarà più comprensibile e potremo viverlo con gioia.
"Infatti, la nostra missione è quella di andare prima di tutto verso coloro la cui condizione richiede a gran voce la speranza e la salvezza che solo Cristo può dare pienamente. Sono i poveri dai molteplici volti: noi diamo loro la preferenza". (Sant'Eugenio de Mazenod, fondatore dei Missionari Oblati di Maria Immacolata OMI)

mercoledì 7 dicembre 2016

IL NOSTRO "SÌ"

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. (Lc 1,26-38)
Dire "sì" a Dio è difficile, fa paura, Maria stessa era "molto turbata". Può far paura per svariati motivi: perché ci sentiamo indegni; perché temiamo di non farcela; perché ci costa fatica; perché crediamo di spendere energie in qualcosa che non sappiamo nemmeno se esiste...
L’uomo è l’unica creatura libera di dire di sì o di no all'eternità, cioè a Dio. L’essere umano può spegnere in se stesso la speranza eliminando Dio dalla propria vita. Come può avvenire questo? Come può succedere che la creatura "fatta per Dio", intimamente orientata a Lui, la più vicina all'Eterno, possa privarsi di questa ricchezza? Dio conosce il cuore dell’uomo. Sa che chi lo rifiuta non ha conosciuto il suo vero volto, e per questo non cessa di bussare alla nostra porta, come umile pellegrino in cerca di accoglienza. Ecco perché il Signore concede nuovo tempo all'umanità: affinché tutti possano arrivare a conoscerlo! E’ questo anche il senso di un nuovo anno liturgico che inizia: è un dono di Dio, il quale vuole nuovamente rivelarsi nel mistero di Cristo, mediante la Parola e i Sacramenti. Mediante la Chiesa vuole parlare all'umanità e salvare gli uomini di oggi. E lo fa andando loro incontro, per "cercare e salvare ciò che era perduto" (Lc 19,10). In questa prospettiva, la celebrazione dell’Avvento è la risposta della Chiesa Sposa all'iniziativa sempre nuova di Dio Sposo, "che è, che era e che viene" (Ap 1,8). All'umanità che non ha più tempo per Lui, Dio offre altro tempo, un nuovo spazio per rientrare in se stessa, per rimettersi in cammino, per ritrovare il senso della speranza. (Papa Benedetto XVI alla Celebrazione dei Primi Vespri della Domenica I di Avvento, Basilica Vaticana, Sabato 1 dicembre 2007)
Insomma non ci spaventiamo, non disperiamo se non riusciamo a dire "sì" a Dio. Lui lo sa che non è facile, lo sa che siamo fragili, ci conosce intimamente più di chiunque altro. Dio è paziente perché la Carità è paziente. Dio non si stanca di bussare alla porta dei nostri cuori. Lui investe tutto se stesso in ciascuno di noi e ci ama così come siamo. Allora preghiamo, chiediamo a Dio di aiutarci a dire il nostro "sì" sempre, ogni giorno e in ogni situazione.
"Ho sporcato la tua immagine, ho insultato il tuo amore, ho spezzato la trama dei disegni che avevi su di me. La mia dimora tra i ribelli mi aveva dato il gusto dell'indipendenza e, malgrado vivessi nello stesso accampamento del Re, mantenevo intese con il nemico. Già un'altra volta gli ero sfuggito, cieco e pazzo che ero! Ma questa volta fu per sempre, per sempre, per sempre". (Sant'Eugenio de Mazenod, fondatore dei Missionari Oblati di Maria Immacolata OMI)

sabato 3 dicembre 2016

GUARDIAMO LONTANO


In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!». E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell'acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». (Mt 3,1-12)
Continua l'Avvento, continua questo emozionante periodo di attesa, un'attesa che tutti gli anni è sempre nuova. E per rinnovare questa attesa quanto bisogno abbiamo di persone come Giovanni Battista! Uno che ha dato tutto, tutto! Ha dato la sua vita per un qualcosa che ancora non era visibile. Ha visto, con la Grazia di Dio, al di là del suo naso e con questa visione ha predisposto il mondo per il più grande cambiamento della storia dell'umanità.
"Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!" ci dice. Giovanni non guarda solo all'oggi, ma guarda al Regno dei Cieli. Ha una visione infinita del presente e questo è rivoluzionario.
Anche Papa Francesco in uno dei suoi tanti messaggi di Misericordia ci invita a guardare lontano.
Cari napoletani, largo alla speranza e non lasciatevi rubare la speranza! Non cedete alle lusinghe di facili guadagni o di redditi disonesti: questo è pane per oggi e fame per domani. Non ti può portare niente! Reagite con fermezza alle organizzazioni che sfruttano e corrompono i giovani, i poveri e i deboli, con il cinico commercio della droga e altri crimini. Non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate che la vostra gioventù sia sfruttata da questa gente! La corruzione e la delinquenza non sfigurino il volto di questa bella città! E di più: non sfigurino la gioia del vostro cuore napoletano! Ai criminali e a tutti i loro complici oggi io umilmente, come fratello, ripeto: convertitevi all'amore e alla giustizia! Lasciatevi trovare dalla misericordia di Dio! Siate consapevoli che Gesù vi sta cercando per abbracciarvi, per baciarvi, per amarvi di più. Con la grazia di Dio, che perdona tutto e perdona sempre, è possibile ritornare a una vita onesta. Ve lo chiedono anche le lacrime delle madri di Napoli, mescolate con quelle di Maria, la Madre celeste invocata a Piedigrotta e in tante chiese di Napoli. Queste lacrime sciolgano la durezza dei cuori e riconducano tutti sulla via del bene. (Papa Francesco durante la Visita Pastorale a Pompei e a Napoli, Piazza del Plebiscito, Napoli, Sabato, 21 marzo 2015)
"Questo è pane per oggi e fame per domani". Allora preghiamo, chiediamo l'aiuto di Gesù per essere Uomini che guardano lontano, per essere visionari di un mondo nuovo come lo è stato Giovanni Battista.
"La nostra vocazione non è quella di andare a mietere nei campi di grano maturo. Gesù non dice: Abbassate gli occhi, guardate i campi e andate a mietere. La nostra missione è ancora più sublime. Ecco le parole di Gesù: "Alzate gli occhi e guardate..." (Gv 4,35). Guardate come nel cielo vi sono dei posti vuoti; spetta a voi riempirli. Voi siete i miei Mosé in preghiera sulla montagna: domandatemi operai ed io ve ne manderò. Non aspetto che una preghiera, un sospiro del vostro cuore". (Santa Teresa di Lisieux)