domenica 8 gennaio 2017

NATALE 2016

Se durante l'Avvento ci viene annunciato il Dio-con-noi, con il Natale capiamo che quel Dio non è solo con ma anche per noi ed è sempre l'angelo a rivelarcelo: "È nato per voi". È nato per me, per te, per ogni persona. Venga accolto o no, Lui è nato per tutti, è Dio per noi. Dio squarcia la tela che lo dipingeva solo come soprannaturale e diventa vivo e vero, nella carne di quel fragile bambino, nato nella periferia di una grande città. Non nel tempio, non su un trono, ma in una mangiatoia, fra paglia, animali, freddo e fra le mani calde e forti di Maria e Giuseppe. Quel bambino, che tu lo voglia o no, che tu lo ritenga Dio o no, che ti trasmetta qualcosa o no, è nato per te. La tela è squarciata, Dio non è più invisibile, Dio adesso lo puoi toccare, è qui ed è qui per te.

Il Vangelo ci mette di fronte le figure dei pastori che dopo aver fatto il pieno di meraviglia, di stupore, in ginocchio, davanti alla grotta di Betlemme, se ne tornano al loro lavoro dicendo a tutti, a tutti, quello che avevano udito e visto.
Ecco, nelle parole di Papa Francesco, l'invito che infiammò il cuore dei pastori di Betlemme, ecco l'invito che dovrebbe infiammare i nostri cuori: "Vi prego di non dare mai per scontato il mistero che vi ha investito, di non perdere lo stupore di fronte al disegno di Dio, [di] conservare questo dono ricevuto, evitando che si logori".

Quanto sono affascinanti i Magi! Hanno scatenato, negli anni, la fantasia e la curiosità di molti. Alcuni studiosi dicono che essi presero la strada indicata dalla "stella" da città lontane e diverse. Il film "Nativity" li ritrae come tre amici che abitavano nello stesso luogo e che insieme hanno fatto il viaggio verso Betlemme. In tutti i casi è bello vederli come esterrefatti davanti alla visione di quel Dio bambino. Proprio nel film di Catherine Hardwicke appaiono così, in stendhaliana estasi, mentre si avvicinano alla grotta; si guardano spaesati da un mistero troppo grande per essere racchiuso dal pensiero umano; le ginocchia che si piegano da sole e poi i profetici doni: l'oro, che indica la regalità, per il Re dei re; l'incenso, che veniva usato nel tempio, per il Sacerdote di tutti i sacerdoti; la mirra, usata nella preparazione dei corpi per la sepoltura, per onorare il Suo sacrificio.
Eccoci ancora richiamati allo stupore, quello stupore che ci ha accompagnato per tutto l'Avvento e per tutto il Natale. Lo stupore di Maria e Giuseppe al messaggio dell'Angelo, lo stupore dei pastori e ora quello dei Magi davanti a chi ha "colmando il fossato esistente tra il visibile e l'invisibile".

Nelle parole di Dio riecheggia quel che l'Angelo disse in sogno a Giuseppe - "Dio con noi" - e anche l'intuizione di Giovanni Paolo I - "Dio è madre". Dio parla proprio come una madre cotta d'amore per il proprio figlio, parla di Gesù come "l'amato". Ecco come ci dobbiamo sentire noi: amati dall'amore più grande di tutti, amati da Dio. Così, senza violentarci per cercare di piacere a qualcuno che già ci ama. Sicuramente è nostro dovere cercare di superare noi stessi, i nostri limiti, le nostre debolezze ("in me c'è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo" Rm 7,18), ma è anche sacrosanto dire, se detto con cuore sincero: "Signore io sono questo, provo a tirare fuori il meglio di me ma non sempre ci riesco". Ecco, Lui ad un cuore sincero risponderà sempre: "Figlio mio, ti amo".

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